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di Renzino l'Europeo |
Lo scorso 8 settembre ha segnato un momento un po' speciale per la mia vita damistica: al termine del torneo di dama italiana svoltosi a Gardigiano, in provincia di Venezia - un torneo non di primissima importanza, ma pur sempre una buona gara di livello interregionale - ho acquisito (ufficiosamente, ma in pratica realmente), il titolo di Maestro. Infatti, non appena il programma Kosmos, usato per la gestione dei tornei, ha reso noti i calcoli delle variazioni del "capitale punti", è risultato evidente che avevo superato la soglia di promozione per l'acquisizione "automatica" del titolo, che, per la dama italiana, nella nostra classifica di specialità, è fissata a 3900 punti.Il conseguimento del titolo di Maestro, divenuto ufficiale con la pubblicazione, pochi giorni dopo, dell'aggiornamento delle classifiche federali, ha rappresentato, per quello che mi riguarda, un piccolo traguardo da festeggiare. Del resto, si è trattato della prima promozione in una categoria agonistica da moltissimo tempo a questa parte. Infatti ero diventato Candidato Maestro di dama italiana all'inizio del 1986, quando avevo 16 anni, e l'anno successivo, nel 1987, ero stato promosso Candidato Maestro anche a dama internazionale. Tuttavia, come sanno bene gli amici damisti, con l'inizio degli studi universitari, nell'ottobre del 1987, avevo ridotto di molto il mio impegno nel gioco. Inoltre, la frequenza del corso di laurea in fisica all'Università di Padova mi aveva portato ad abitare nella città del Santo nel corso della settimana, e quindi a perdere il contatto con il circolo di Verona, poiché non ero più in grado di frequentare gli incontri, fino ad allora costanti, presso la nostra sede, con il Maestro Molesini e gli altri appassionati. Partecipavo ancora a qualche gara, ed a qualche Campionato Italiano, ma non ero più in grado di trovare tempo per l'approfondimento teorico, o per qualsiasi altro momento di pratica del gioco.
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La vittoria a Tolmezzo, nello scorso luglio |
In effetti, tutto il decennio degli anni '90 è stato caratterizzato da un impegno damistico "a bassa intensità", per così dire, e quindi le velleità di miglioramento, e di promozione a Maestro, hanno dovuto lasciare il posto ad una attitudine diversa, che valorizzava i pochi tornei come momenti di svago e divertimento. Dal 2000 al 2015, poi, sono stato totalmente assente dalle gare, e non ho proprio mosso pedina. In quegli anni, anzi, ho avuto la convinzione che non avrei più giocato a dama. Tra impegni scientifici, interessi politici e variazioni di residenza - prima a Salerno e poi a Bruxelles - la mia mente non trovava neanche un piccolo spazio ludico per spingere pezzi sulla damiera. La situazione era talmente cambiata che non avevo più nemmeno contatti personali con il mondo damistico, con la conseguenza paradossale che quando Enrico, negli ultimi 10 anni della sua vita, si era trasferito in una abitazione del Quartiere Stadio molto vicino alla mia casa di famiglia, dove tornavo ogni tanto, non ci si vedeva nemmeno. Ripensando a questo fatto, non ho mai potuto evitare la sensazione che questa scelta di Enrico fosse stata fatta proprio per cercare, invece, di avere delle rinnovate occasioni di incontro con me, forse per tentare di convincermi a farmi riprendere il gioco.L'ultima volta che vidi Enrico fu probabilmente nel 2003, già ben dopo che gli era stata ufficialmente diagnosticata quella forma di Parkinson che più tardi si aggravò fino a rendere molto dura la sua vita, e che lo accompagnò fino alla fine. Ma allora stava ancora abbastanza bene, ed era certamente ben lucido, anche quando mi chiese dei miei propositi damistici. «Eh - gli confessai - non so se tornerò più a giocare». Lui era preoccupato del destino che avrebbe fatto il patrimonio damistico (soprattutto pubblicazioni, si intende) che aveva accumulato, e che certamente non era indifferente. Forse avrebbe voluto "passarmene" una parte, chissà, e tuttavia queste operazioni vanno ponderate bene. La mia risposta lo lasciò certamente deluso, ma non tentò di convincermi in direzioni diverse. Poi non ci siamo più sentiti.
La dama è rientrata in maniera importante nella mia vita verso la fine del 2015. L'occasione è stata la disputa del match per il titolo di campione del mondo di dama inglese fra Michele Borghetti e Lubabalo Kondlo. In quel momento Borghetti era già detentore del titolo (nella specialità "ad apertura sorteggiata") ma io non sapevo nulla, niente di niente, e ovviamente rimasi molto sorpreso per questa "nuova condizione" del damismo italiano, che pur non cambiava granché la percezione pubblica del gioco, ma che significava molto per giocatori e federazione. Mi convinsi della bontà di riprendere a dedicare un po' di tempo alla dama, anche per ritrovare vecchi amici e conoscerne di nuovi in un mondo che, dopotutto, mi aveva permesso di vivere esperienze umane e sportive positive.
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L'ultima partita ufficiale al Damier Royal Ixellois, contro Adiatou Ibrahim |
E fu così che all'inizio del 2016 ho ripreso la tessera FID, con la sicura intenzione di tornare alle gare nel corso dell'anno. In quel tempo, tuttavia, vivevo stabilmente a Bruxelles - cosa che ho fatto fino all'inizio di questo 2024 - e non avevo mai contattato nemmeno i damisti locali, che erano organizzati in due circoli cittadini. Dopo un timido rientro nel Campionato Regionale di dama internazionale, nel quale avevo avuto anche occasione di conoscere, ed incontrare, la "nuova stella" del damismo italiano, Alessio Scaggiante, mi sono ingegnato a programmare qualche torneo nazionale, sia di dama italiana che internazionale. Ho poi deciso, dopo l'estate, di inserirmi anche nell'ambiente damistico belga, prendendo la tessera del Damier Royal Ixellois, e venendo accolto con grande amicizia dai giocatori del circolo. Ho imparato come da quelle parti si dia importanza al torneo sociale, che rappresenta il momento aggregativo di base, e sono tornato a dare significato all'"incontro infrasettimanale di circolo". Gli anni successivi mi hanno visto impegnato in maniera costante - tranne il periodo del Covid - nell'attività agonistica. E non solo in Italia e in Belgio, giocando molti tornei e addirittura il Campionato Belga Assoluto (in virtù di una norma che colà non richiede la cittadinanza), ma anche nei Paesi Bassi, perché ero stato convinto a seguire la tradizione dei damisti belgi più attivi, cioè quella di affiliarmi ad un circolo olandese per partecipare anche al Campionato a Squadre di quel Paese. Una esperienza affascinante, che, pur effettuata giocando nelle divisioni più basse - il mio circolo, il RAES Maastricht, aveva due squadre, nessuna delle quali in Serie A o B -, mi ha reso partecipe dell'ambiente damistico più organizzato del mondo, quello dei Paesi Bassi.
Ma che dire del mio livello tecnico? Dal mio eremo brussellese, sfruttando le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (che in altri tempi non esistevano), avevo subito cercato di mettere in atto un programma di ri-alfabetizzazione damistica a base di partite on-line, utilizzo di software damistico, e ricerca di risorse in rete, a partire dalla consultazione di alcuni siti web e dalla collezione di pubblicazioni di varia natura in formato elettronico. Mi sono costituito una biblioteca digitale di notevole ampiezza, e mi sono annotato tutti i siti web che proponevano materiale con analisi, esercizi, informazioni varie. Si è trattato quindi del primo serio lavoro lavoro di rivisitazione e approfondimento teorico dopo molto tempo, che mi ha permesso di recuperare una visione di gioco decente.
Come "rientrante" in gare ufficiali dopo numerosi anni di inattività, ho dovuto scontare una pesante penalizzazione del mio capitale punti, in entrambe le specialità: ben 800. Mi sono reso rapidamente conto che l'assestamento era abbastanza giustificato. Beh, dovrei dire che a dama italiana c'era un po' di esagerazione, ma a dama internazionale non si andava troppo distanti dalla realtà. In quel periodo iniziale di reinserimento agonistico, non pensavo certo ad obiettivi personali in termini di risultati, e men che meno alla promozione a Maestro. Avevo il desiderio riprendere a giocare principalmente per il lato sociologico, di relazioni personali, che si sarebbero ricostituite, e tuttavia non volevo certo sfigurare dal punto di vista tecnico. Sapevo bene che troppe sconfitte, troppi errori, sono spesso alla base di un allontanamento dal gioco.
Un traguardo parziale che avevo adocchiato, a partire dal 2019, era quello della partecipazione al Campionato Italiano Veterani di dama internazionale. Considerati i concorrenti, avrei perlomeno potuto giocare per qualche piazzamento, e intanto avrei segnalato il mio interesse per il Campionato Europeo Veterani, al quale partecipava spesso per l'Italia non solo il GM° Bertè, ma anche il CM° Francesco Militello. Giusto per dire: lì c'era spazio per un po' di protagonismo. Ed infatti è andata così: nel 2021 sono arrivato secondo al C.I. Veterani, e poi sono stato anche convocato per l'Europeo, aprendo una serie di partecipazioni internazionali che non si è nemmeno limitata alla veneranda categoria, ma che ha spaziato fino ai Mondiali a Squadre del 2022, o all'Europeo Assoluto svolto in Belgio nello stesso anno, pur con una forma di invito rocambolesca. Sempre in quell'anno, sono arrivato a giocare anche un Campionato Italiano Assoluto di dama internazionale, pur entrandoci da "riserva", e finendo ultimo.
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Con la Nazionale nel Campionato del Mondo a Squadre 2022, in Turchia |
Tutto questo volume di attività mi ha consentito di recuperare un po' di quella esperienza agonistica che un "vero" Veterano avrebbe acquisito lungo decenni di pratica costante. Ha anche significato una netta riduzione di tempo per lo studio personale, che infatti è tornato ad essere occasionale e scarsamente metodico. In questo campo, tuttavia, è giunto ad adiuvandum il mio nuovo impegno nel settore della formazione damistica dei giovani della Nazionale, visto che mi sono messo a collaborare con i responsabili del settore, il Direttore Tecnico Bertè e il GM° Manzana. Nel 2021 e nel 2022 ho accompagnato i nostri giovani ai Campionati Europei e Mondiali Giovanili, ed ho continuato a seguirne da vicino le gesta nei corsi on-line che sono stati organizzati regolarmente negli ultimi anni.
Fin qui tutto bene, il gioco è tornato a darmi qualche soddisfazione, e anche gli accresciuti impegni amministrativi - nel 2020 avevo accettato la carica di Vice-Presidente del Circolo, e poi di rientrare nella Commissione Tecnica Federale, dove ero già stato fino al 1996 - mi sono sembrati congruenti con la visione "a molti ruoli" dell'impegno damistico che abbiamo imparato da Enrico. Poi, nel corso dell'anno scorso, è successo qualcosa di più significativo, tecnicamente. A fine luglio sono andato a giocare il tradizionale torneo di Imponzo, un paesino vicino a Tolmezzo, in provincia di Udine. Si trattava di uno dei pochi tornei di dama italiana che riuscivo ad inserire nei miei programmi, quando tornavo dal Belgio - un torneo di non elevata importanza, ma piacevole dal punto di vista dell'ambiente damistico e anche di quello geografico. Ebbene, sono arrivato primo ex-aequo con il M° Trevisan, vincendo per di più il sorteggio per l'attribuzione dei premi indivisibili, e cioè il bel Trofeo artistico. Di conseguenza anche il mio capitale punti di dama italiana ha avuto uno scatto verso l'alto, superando i 3800 e collocandosi in prossimità della soglia di promozione a Maestro.
Pare curioso che questo apparente miglioramento si sia manifestato nella dama italiana, che ho potuto curare molto meno della dama internazionale, come si evince anche da quello che ho raccontato. Giocare sulle 100 caselle mi era già più gradito anche in tempi storici, a causa dell'apertura internazionale, ma non avevo mai dismesso l'idea di dedicarmi anche al nostro gioco più tradizionale, su cui avevo cominciato a muovere i pezzi in gare ufficiali, nel lontano 1980. A seguito del buon risultato friulano, ho coltivato la speranza di poter superare subito la soglia, nella gara successiva, e così all'inizio di settembre mi sono recato a Zanica, in provincia di Bergamo, dove però sono stato inserito nel secondo gruppo, a causa della presenza di alcuni forti giocatori. Le pedine hanno cominciato a girare in senso contrario alla buona sorte, e così, pur essendo il più alto di ELO, sono finito maluccio, e sono rinculato in modo significativo nel capitale punti. D'altra parte, se non stavo curando troppo la teoria, cosa potevo aspettarmi?
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A Malo, contro A. Scaggiante, nel primo torneo dopo la nomina a Maestro |
Quest'anno ho ricominciato ad affrontare l'intrapresa con il torneo di Isola Vicentina, in marzo. Buona prestazione, nel primo gruppo, e ritorno sopra quota 3800. Il 1° maggio mi presento a Pordenone con rinnovate speranze, ma, ancora, la soglia mi respinge, e ruzzolo indietro. Ed ecco che torna l'ora del torneo di Imponzo, che quest'anno si giocava proprio a Tolmezzo, nell'albergo di proprietà del nostro ex-Presidente federale Renzo Tondo. Primo gruppo con composizione simile al solito, ed ancora vittoria (!) - questa volta per distacco. Quando stavo assaporando la gioia del possibile traguardo magistrale, ecco che il Kosmos mi gela: il contatore si ferma a 3899, ad un punto dalla soglia. Conscio di non poter vantare nulla dal Fato, torno anche al torneo di Zanica, dove, giocando in un primo gruppo a 10, arrivo nono e mi allontano ancora dall'alloro magistrale. Infine, ecco che, con la trasferta a Gardigiano già citata all'inizio, l'8 settembre, riesco a sfondare l'augusto limite, ed atterrare a quota 3922. Sufficiente, e senza lode, ma - dopotutto - questa è la mia condizione. Ho comunque voluto provare subito l'ebbrezza di giocare un torneo con il nuovo titolo stampato sulla fronte, e mi sono recato a Malo, per la 2-giorni del Memorial dedicato alla carissima Margherita Massignani, che fu arbitro nella mia prima gara giovanile ufficiale, quella del 1980, che si svolse alla Fiera di Verona. Finalmente, ho rotto l'incantesimo e sono rimasto sopra la soglia, anzi, ho guadagnato altro terreno e mi sono collocato a quota 3977. Faremo un altro esperimento ai Campionati Italiani di Palermo, fra un mese, ma intanto posso dirmi più che soddisfatto.
Questa piccola rievocazione storica è un po' un messaggio rivolto ai giovani, e per questo ho voluto scriverlo. Altri obiettivi, nella vita, sono più importanti di questo, ma il metodo è lo stesso, ed è quello che si ritrova ovunque: impegno, dedizione, non mollare davanti alle difficoltà, e perseverare. Anche per me ci sono altri obiettivi importanti, ma intanto questo lo posso festeggiare. Oggi il Circolo ha 3 Maestri di dama, siamo un po' più forti...