venerdì 1 marzo 2019

Storia - Il Circolo Damistico "Arianna", crocevia del damismo nazionale

E' il momento di dare la parola direttamente ad Enrico. Il testo che qui riproduciamo è infatti una rievocazione degli albori del suo impegno damistico, da lui scritta per "Damasport" e pubblicata nel n. 4/2002 come contributo alla rubrica "Vita da Circolo". Enrico ricorda come nel Circolo da lui frequentato nel periodo iniziale della sua carriera si incontrarono tre persone destinate ad avere un forte impatto sulla vita damistica nazionale nei decenni seguenti: lui stesso (ovviamente), Walter Signori (futuro Presidente della Federazione), e Oreste Persico (futuro Segretario Nazionale). Insomma, il sodalizio personale cementato in quel periodo fu foriero di sviluppi piuttosto importanti...

di Enrico Molesini
Nessuno è riuscito a stabilire con certezza la data di nascita del pri­mo circolo damistico.
Di preciso si sa, grazie alle ricer­che di Ghelardini, che nel febbraio del 1924 furono undici i circoli che diedero l'appoggio alla neonata federazione guidata da Luigi Franzioni.
Nel mio non breve vissuto dami­stico, che prende le mosse dal 1953 a Verona, ho fatto parte e conosciuto parecchi circoli, ma è stato nel C.D. "Arianna", un pic­colo circolo dalla vita brevissima, dove curiosamente sono iniziate delle vicende che - secondo me - hanno inciso sul damismo nazio­nale.
Il C.D. "Arianna" è sorto all'inizio del '54 da una mini scis­sione con il C.D. "Cavalle­ri" (sicuramente uno dei circoli più antichi e prestigiosi) intitolato al mitico Eldo, campione italiano dal 1926 al 1929 e nel 1935.
I principali fondatori del nuovo circolo, Alberto Rubele e Nardino Scimemi con la guida tecnica del M° Luigi Tezza e una decina d'al­tri soci tra i quali figuravano i giovani (per l'epoca) Signori e Molesini, trovarono ospitalità nella centralissima Piazza Erbe presso il Bar Colonna che poco dopo mutò, per cambio gestione, il suo nome in Bar Bolzano e ora, da circa quattro decenni senza circolo e rimodernato, funziona ancora come caffè "casa Mazzan­ti" dal nome dello storico edificio in cui è inserito.
Walter Signori nel 1959
Il nome "Arianna" venne propo­sto dal M° Tezza, persona mite e gentile - mezzo "filosofo" e mez­zo "barbone" - che paragonava il famoso filo d'Arianna a quella logica damistica che aiuta a distri­carsi nei labirinti analitici. Inoltre, esisteva - parola di Tezza che sapeva di teoria - una partita de­nominata "Ariana" (23-19, 12-16; 28-23). L'enne in meno non per­metteva l'accostamento dei due nomi e quindi, alla fine, tutti con­vennero sul maggior "appeal" di "Arianna" la figlia di Minosse. Eravamo nel 1954, non c'erano soldi per la dama e per nessuno, il miracolo economico era ancora di là da venire: con fatica venivano organizzati i Campionati e spora­dicamente qualche gara a livello regionale.
In quel lunghissimo dopoguerra il Presidente Luigi Franzioni stava tentando di ricostruire la Federa­zione Damistica Italiana.
Ho conosciuto il M° Franzioni solo superficialmente e a distan­za, mentre ho ben conosciuto i tre presidenti che gli sono succeduti e con i quali ho avuto il privilegio di collaborare:
- Beppino Rizzi, il presidente che ha inventato il damismo moderno: la partita unica, le mosse lampo, ha fondato "Damasport" e ha por­tato il damismo per vent'anni nell'ENAL, l'ente tutorio dell'epoca.
- Giacomo D'Amico, il presidente dell'Autonomia, della simpatia e della costante ricerca dei valori culturali e formativi del nostro gioco. E' stato eletto nel momen­to più difficile, contestualmente alla soppressione dell'Enal.
- Walter Signori, il gran traghetta­tore della Federazione Italiana Dama nel CONI.
Torniamo all'epoca, che descrivo con la giovanile e parziale visuale che ne avevo allora: non c'era giornale (Damasport sarebbe stato fondato nel 1959), pochissimi i collegamenti e, di conseguenza, le notizie erano molto scarse e giun­gevano con un passaparola lentissimo ...
La forzata sosta bellica, che per il damismo organizzato è durata dal 1938 al 1948, aveva causato un gran vuoto nell'informazione ...
In quel tempo di telefonini cellu­lari si parlava a malapena nei ro­manzi di fantascienza e il comune telefono era un arnese per ric­chi ...
Si giocavano, sorteggiando le prime due mosse (restrizione in­glese), gare di carattere sociale nel bar che ci ospitava. Oppure ci si giocava il caffè, qualche volta si azzardava un cappuccino, op­pure un bicchiere di spuma (bevanda dell'epoca) o un bianco con l'acciughina per i più dissolu­ti. Il tutto in allegria e con qual­che disputa tecnica che verteva principalmente sul toccato mosso o sui finali.
Sempre nel 1954 il Circolo riuscì ad inviare il Tezza ai Campionati Italiani di Riva del Garda (sesto con lo stesso punteggio del terzo), che al ritorno portò la notizia che Franzioni, nelle manifestazioni di contorno, aveva disputato anche una partita alla "cieca"!
- Ed io allora gioco alla "sorda" - sbottò Carlo Z. levandosi l'apparecchio acustico che porta­va a causa suoi dei timpani offesi da uno scoppio durante la guerra. Per la verità, il M° Franzioni di­sputava partite alla cieca da sem­pre, ma noi l'ignoravamo ...
Oreste Persico (sin.) ed Enrico Molesini (centro), 
qui ripresi con Eraldo Siviero nel 1962
Nel 1955 apparve al circolo un sergentino dai capelli neri e ondu­lati: - vorrei fare qualche partita ... mi chiamo Oreste Persico - (!). Persico di stanza a Riva del Gar­da, aveva collaborato all'organiz­zazione di quel Campionato ita­liano (quando si dice un predesti­nato) ed appena trasferito a Vero­na si presentò al Circolo, di cui aveva saputo da Tezza.
Ed ecco che all'amicizia tra Si­gnori e Molesini si aggiunge Persico, con altrettanto entusiasmo per il gioco e affinità d'idee sul divenire del damismo.
E' stato un periodo brevissimo, poi i diversi percorsi della vita: Signori a Vicenza, Persico a Bol­zano, Molesini itinerante per l'Alto Adige per ritrovare poi Persico a Bolzano dove aveva fondato un circolo aderente alla Federazione già ricostituita nell'Enal.
Poi, anno dopo anno, all'impegno damistico dei tre, seguirono inca­richi ai vari livelli. Cito a grandi linee, in obbligatoria sintesi, solo quelli di rilevanza nazionale e le organizzazioni di prestigio:
- Signori: consigliere nazionale e vicepresidente FID per tre legisla­ture, Presidente FID per due e attuale Presidente onorario.
- Persico: Presidente di Commis­sione Tecnica per undici anni e Segretario Generale della FID per ventidue. Ha organizzato ben ventidue Campionati Italiani di cui ventuno consecutivi e, fiore all'occhiello, alcuni campionati mondiali ed europei.
- Molesini: presidente di Com­missione Tecnica e Consigliere nazionale per quattro legislature; capo redattore di Damasport per un quarto di secolo.
Fra i tre c'è stato tutto un collabo­rare e interagire nel corso di quel­la serie importante d'incarichi svolti per la dama.
Pertanto non mi sembra esagera­to - almeno secondo un principio di causalità - definire il CD A­rianna "crocevia del damismo nazionale" per essere stato il pun­to di partenza della lunga storia damistica di Signori, Persico e Molesini.
Curiosamente talvolta mi chiedo: nel caso non fosse stato costituito il CD Arianna, alcuni avvenimen­ti del damismo nazionale avreb­bero preso lo stesso corso?
Se per un gioco di fantascienza si potesse tornare indietro e i tre avessero preso vie diverse, come si sarebbero svolte le vicende damistiche nazionali?
Meglio, peggio, non sarebbe cam­biato niente?
Pur nella razionale impossibilità di ipotizzare un'alternativa a ciò che il tempo ha registrato, scom­metterei che le mogli dei tre, se interpellate, esclamerebbero con­vinte: Sarebbe stato megliooo ...

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