di Renzino l'Europeo |
La storia del movimento damistico nel nostro Paese è stata raccontata, principalmente, nell'opera in 2 volumi "Tra dame e pedine" di Ghelardo Ghelardini, giornalista toscano, che vi ha lavorato negli anni '70 del secolo scorso. Ed è dal primo tomo di quell'opera che la gran parte dei damisti italiani ha potuto conoscere con qualche dettaglio le vicende e le persone che hanno segnato la nostra storia più lontana, che oggi appare ancor più distante per il venir meno di molte persone che non possono più corroborare con i loro racconti e la loro memoria i fatti più rilevanti.
Sappiamo quindi diversi particolari, di quella fondazione, e delle vicende che l'hanno preceduta, ma a questo punto sorge subito una domanda: perché, fra gli 11 Circoli fondatori della Federazione, non c'era il Circolo Damistico Veronese? Qui dobbiamo aprire una grande parentesi. Sappiamo da diverse fonti, ed anche dalla stessa opera del Ghelardini, che un Circolo Damistico era stato fondato, a Verona, nel 1922. La costituzione di "circoli" era un'opera che veniva intrapresa per la prima volta, in Italia, proprio in quegli anni. Per molto tempo, gli appassionati avevano praticato il gioco in forma non organizzata, scarsamente strutturata, non solo a livello nazionale, ma nemmeno a livello locale. Ci si ritrovava nei caffè, o in altri luoghi pubblici, se si volevano incontrare altre persone desiderose di incrociare le pedine per sfide più o meno amichevoli. Il "duello" era, d'altra parte, la forma preferita del confronto fra i giocatori più abili, ed era diffuso anche il gioco per corrispondenza.Proprio a Verona, peraltro, vi era stato, all'inizio del '900, il primo tentativo di dare vita ad una rivista specializzata del nostro gioco, "La Dama". Ne abbiamo parlato nel nostro sito-blog, qualche anno fa. L'ambiente damistico cittadino era quindi abbastanza fecondo, e dobbiamo supporre che gli appassionati fossero un buon numero. E quando, nel primo dopoguerra, acquistò forza l'idea di dare una forma strutturata all'organizzazione damistica - anche e proprio sull'onda della fondazione del Circolo Damistico Milanese, nel 1920 - ecco che Verona fu veloce ad adeguarsi, e a dare vita ad un proprio circolo. Un circolo ben collocato, perdipiù, avendo sede nel "Caffè della Borsa" del Palazzo della Gran Guardia. Luogo privilegiato, che fu teatro di importanti capitoli del damismo italiano a seguito delle imprese di Eldo Cavalleri, 5 volte campione italiano, e che abbiamo narrato nella pagina storica a lui dedicata.
I tavoli del Caffè della Borsa sotto il portico della Gran Guardia |
La base del ragionamento fu proprio sui numeri, sulle cifre degli iscritti, ma in una maniera senz'altro impropria: visto che Milano era una grande città, con un certo numero di abitanti, e il rapporto fra iscritti al circolo ed abitanti risultava favorevole a Verona, il circolo veronese doveva contare di più. Eppure era evidente che la personalità del Franzioni, il quale aveva anche dato vita ad un nuovo periodico, "La Dama italiana", era quella più adatta al ruolo direttivo da ricoprire; e poi, che Milano fosse il centro damistico più importante d'Italia, era innegabile. Le discussioni che vennero condotte fra il 27 febbraio e il 5 ottobre del 1924, data del primo congresso della Federazione, non furono sufficienti a sanare la divergenza, e fu così che Verona rimase fuori da quel momento fondativo. Ma "stare fuori" significava anche non poter partecipare al Campionato Italiano, la cui prima edizione venne organizzata ufficialmente nel maggio del 1925 a Milano. Però a Verona stava scalpitando l'astro nascente di Eldo Cavalleri, e i veronesi dovettero subito piegarsi al realismo della situazione. Già al secondo congresso federale, il 6 settembre 1925, sempre a Milano, ecco che fanno buona presenza i delegati del CD Veronese, Brunelli e Tosi. E da lì la storia continua...
Le vicende del damismo veronese - non solo di quei tempi, ma anche di quelli successivi - non ci sono note con la dovuta chiarezza. Abbiamo scritto questa piccola rievocazione anche come "appello" ad uno sforzo collettivo che da soli non siamo in grado di fare. Per il momento, festeggiamo questi 100 anni di vita della Federazione consci che l'apporto dei damisti veronesi è stato di assoluto rilievo... per almeno 99. E quando, nel secondo dopoguerra, la Federazione dovette essere ricostruita sotto l'egida dell'ENAL, nel 1959, fu proprio a Verona che si ottennero i buoni uffici necessari alla rinascita.
Lunga vita alla FID e buona continuazione a tutti noi.
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